Fine di un’era: Arcade1Up, icona dei cabinati arcade, sull’orlo della chiusura

La storia di Arcade1Up parla di sogni, legno, joystick e licenze leggendarie. Ma anche di margini sottili, scaffali pieni e un pubblico esigente. È la fine di un’era o solo una pausa forzata?

Nel 2018, Arcade1Up accende una miccia portando i cabinati arcade in scala 3/4 dentro le case a prezzi accessibili. Parliamo di nomi leggendari come Pac-Man, Street Fighter II, NBA Jam, The Simpsons, grazie ad accordi con Capcom, Bandai Namco, Atari e una distribuzione capillare da Walmart a Best Buy. Questo ha rappresentato per molti un primo contatto fisico con il retrogaming autentico, non un semplice emulatore su PC, ma legno vero, controlli veri, arte laterale in vista.

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Fine di un’era: Arcade1Up, icona dei cabinati arcade, sull’orlo della chiusura – flipbuilder.it

Con l’ambizione in crescita, arrivano versioni “deluxe”, il Wi‑Fi per il gioco online, la Pro Series per chi cerca monitor e stick migliori. I prezzi salgono e il settore cambia. Aumentano i costi di spedizione e componenti, mentre lo spazio in casa resta limitato. Nel frattempo, le alternative valide si moltiplicano, dalle soluzioni DIY con Raspberry Pi ai sistemi multiuso di AtGames. La community diventa più esperta, chiedendo qualità di pannelli, minor input lag, assistenza rapida e non perdona errori.

In questo contesto, il brand sembra rallentare. I calendari di lancio si assottigliano, le promozioni si fanno aggressive, e molti clienti segnalano pezzi di ricambio lenti, ticket di assistenza in coda, comunicazione social più rarefatta. Tutto verificabile? In parte sì: lineup ufficiali ridotte, saldi frequenti, eventi meno rumorosi. Il resto arriva da testimonianze di utenti e negozianti. Dati puntuali su fatturato e organico? Non pubblici. La società madre, spesso indicata come Tastemakers, non ha diffuso numeri recenti completi al momento in cui scrivo.

È davvero la fine?

Qui la domanda centrale: Arcade1Up è davvero sull’orlo della chiusura? I segnali di stress ci sono: stock in sconto, ritardi di supporto, partnership meno visibili. Ma non esiste un comunicato ufficiale che annunci la fine. Questo conta. Parliamo di indizi, non di sentenza. Se domani arrivasse una ristrutturazione profonda, non sarebbe una sorpresa. Se invece vedessimo una ripartenza snella, con pochi modelli curati e margini chiari, sarebbe coerente con il mercato.

giochi arcade
È davvero la fine? – flipbuilder.it

Cosa insegna questa parabola? Che l’hardware “nostalgico” è un mestiere duro. Le licenze costano, la logistica pesa, e il pubblico vuole una fedele riproduzione dell’esperienza, non solo il logo sul marquee. Un esempio concreto: le edizioni con online di NBA Jam hanno convinto perché aggiungevano valore reale; altre revisioni solo estetiche hanno faticato perché non risolvevano i nodi tecnici (schermi, controlli, audio). La community dei modder ha colmato lacune, ma quando i mod diventano parte del discorso mainstream, il messaggio è chiaro: il prodotto base deve crescere.

Se Arcade1Up dovesse fermarsi, resterebbe un vuoto tangibile: lo “starter kit” del sogno arcade domestico. Se dovesse restare, servirà una promessa semplice: pochi modelli, componenti solidi, retrogaming rispettoso delle origini e dell’utente. Intanto, noi appassionati teniamo accese le marquee e facciamo spazio al dubbio. Cosa vogliamo davvero da una macchina arcade nel 2025: un soprammobile iconico o un compagno di gioco che resiste al tempo? La risposta, forse, è già nel suono del primo gettone che cade.

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